giovedì 22 maggio 2014




foglio di Ricino

Tutto l’oro l’hanno loro

Fino ad un secolo fa, ogni abitante della penisola, poteva disporre, in proporzione al proprio livello sociale, di una certa quantità d’oro. Per lo più in monete.
La ragione è più che ovvia: fiorini, ducati, marenghi, ecc. erano la moneta corrente, ed ogni cittadino ne usufruiva per effettuare pagamenti e scambi commerciali.
Per quanto anche l'oro fosse e sia tuttora classificabile come un bene “convenzionale”, il suo valore è per certo molto più stimato e ambìto di qualsiasi altro bene della stessa fattispecie. Sia come valore di scambio, sia come riserva di valore nel tempo, che nel luogo.
Si può infatti discutere sul valore delle diverse valute (alcune non vengono neppure accettate al di fuori del Paese d’emissione),ma sull’oro nessuno discuterà mai: da millenni, e probabilmente per i millenni a venire, l’oro verrà sempre accettato, in ogni Paese.
Ed ecco che, caso molto emblematico, se gettiamo uno sguardo a ritroso nel tempo; una panoramica degli eventi che si sono succeduti negli ultimi secoli, notiamo un particolare interessante: più andiamo avanti nel tempo, e più notiamo un inspiegabile accentramento del prezioso metallo nelle mani di pochi, anzi di pochissimi, che ne detengono ormai a migliaia di tonnellate, mentre nelle mani dei comuni cittadini fanno sempre più la loro comparsa, mezzi di pagamento sostitutivi sempre più “convenzionali”, diremmo “virtuali” “aleatori”, evanescenti, soggettivi, opinabili e precari, la cui natura si discosta sempre di più da quella reale degli oggetti, merci e beni di utilizzo indispensabili alla vita di tutti i giorni: una casa, un podere, del cibo, una sorgente d’acqua e quant’altro. Sarà pure “convenzionale” quest’oro…ma chissà perché, ce l’hanno tutto LORO.
Naturalmente “loro” hanno confezionato nel tempo una suadente strategia per giustificare questo…travaso di ricchezza, sia pure “virtuale” dalle nostre tasche alle loro, e fin dal principio convinsero mercanti e persone qualunque che il loro oro sarebbe stato più al sicuro da ladroni e briganti e le fedi di deposito, poi note di banco, infine banconote, molto più comode da trasportare.
Tralasciarono naturalmente di dire che in cambio di una presunta sicurezza, comodità e tracciabilità, ci rimettevamo in riservatezza, autonomia e libertà.
Ma questi sono dettagli che è stato facile sublimare per un popolo sempre più ottenebrato dalle lusinghe e dalle minacce del potere.
Auriti diceva che “la carta di credito era una mini filiale di una banca che teniamo in tasca, e di cui essa percepisce tutti i vantaggi e noi tutte le spese”….Ma è comoda!
E non è finita qui: la naturale evoluzione di questo perverso sistema che accresce a dismisura la nostra dipendenza dal sistema bancario, conferendogli potere di vita e di morte, non solo economica e civile ad ognuno di noi, ci fa già intravedere all’orizzonte scenari ancor più inquietanti come i ceap sottocutanei che identificano e tracciano vita, morte e miracoli di ognuno di noi.
Fantascienza? Se avete (e ce l’avete) un telefonino in tasca, avete anche un piccolo esempio del futuro che ci aspetta, perché non solo non lo percepiamo come un’imposizione e/o limitazione, ma ne siamo ben fieri e soddisfatti, identificandolo come uno strumento di “comodità” ed autonomia.
Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo. (Goethe)
      
Claudio Zanasi