lunedì 5 novembre 2012

L'Inghilterra vuole cancellare il debito pubblico

fonte http://it.notizie.yahoo.com/inghilterra-vuole-cancellare-il-debito-pubblico.html


Nei prossimi anni sia gli Stati Uniti che la Gran Bretagna potrebbero avere un'emergenza debito.
E l'annullamento potrebbe essere una svolta epocale per tutta l'Eurozona.

Una provocazione. Oppure una tentazione. Basta austerity, tasse e aumento dell’Iva. La soluzione per ridurre il debito pubblico è molto più semplice: cancellarlo. L’ipotesi è stata avanzata da Gavyn Davies in un editoriale sul Financial Times, per quanto riguarda il debito inglese.

In effetti potrebbe essere la strada più semplice. Un colpo di spugna e il debito pubblico detenuto dalle Banche Centrali verrebbe cancellato. In altre parole, la politica fiscale in forte deficit del passato è stata finanziata con l’emissione di moneta. Una scelta opinabile e sbagliata per la Bundesbank, e opposta a quella degli inizi degli anni Ottanta, quando fu fatto divieto alla Banca d’Italia di comprare le obbligazioni del Tesoro. Difatti, la suggestiva proposta, per ora, riguarderebbe la sola Gran Bretagna.



Per capire meglio il perché si sia arrivati, addirittura, ad ipotizzare una soluzione così estrema, occorre fare un piccolo passo indietro. Nell’ultimo rapporto del Fondo Monetario Internazionale, si è aperto un dibattito sull’efficacia delle misure di austerità e il loro impatto sull’economia reale. Le politiche dei sacrifici hanno prodotto, questo è innegabile, un effetto indesiderato ed imprevisto, ossia una flessione delle economie più grande di quello che si era preventivato. Tutta colpa, secondo gli analisti, del sottovalutato impatto del “moltiplicatore sociale”.


Le tasse salgono, il reddito si riduce. L’impatto della politica fiscale sul reddito nazionale si chiama, appunto, moltiplicatore sociale. Si hanno, quindi, meno redditi sul lato spesa e un minor reddito netto per le famiglie e le imprese. I conti iniziali, non tornano più. Si era ipotizzato che ad ogni euro di tagli più tasse, corrispondeva una riduzione del redito nazionale di mezzo euro. Si otteneva, semplificando, un deficit ridotto di un euro, da rapportare con un Pil diminuito di mezzo euro. Ma col tempo il moltiplicatore si è rivelato avere un impatto più pesante: per ogni euro più tagli si è avuto un crollo del reddito nazionale che oscilla tra i 90 centesimi fino ad un euro e 70.


Ma l’errore da cosa è dovuto? In condizioni di normalità una politica fiscale recessiva ha come altra faccia della medaglia una politica monetaria espansiva. Una sorta di bilanciamento. Se la politica monetaria, però, è già espansiva - con i tassi della banca centrale negativi, considerando l’inflazione – ecco che non può più agire come contrappeso per potare la bilancia in pareggio e, perciò, il moltiplicatore fiscale aumenta oltre le previsioni.


La Banca Centrale quando compra il debito pubblico, lo acquista per un periodo. Prima o poi lo rivenderà, presumibilmente quando l’economia sarà ripartita. Nel caso del Regno Unito il debito pubblico in mano alla Banca Centrale è circa il 25% del totale. Quando la Banca ha acquistato i titoli di Stato, ha immesso liquidità nel sistema. Ma non appena venderà il debito pubblico, questa liquidità sarà eliminata. Ecco quindi, che potrebbe decidere di non rivenderlo. In questo caso le manovre di austerità potrebbero essere meno severe ed aver un impatto meno gravoso sull’economia. Si ridurrebbero gli oneri da interesse, con un debito minore. La liquidità che resta potrebbe col tempo alimentare l’inflazione, una volta che la disoccupazione sia diminuita.


Il Fincial Times ha ipotizzato, se non la cancellazione completa, almeno la riduzione perché “sarebbe la Banca Centrale che vedrebbe cancellare immediatamente la propria base di capitale. La questione cruciale è capire se questo conta e, in caso affermativo, in che modo”. E’ un’ipotesi, certo. Nei prossimi anni la Gran Bretagna, ma anche gli Usa, dovranno per evitare la crescita smisurata del loro debito statale, tagliare le spese del loro bilancio. Usare la Banca Centrale per ridurre gli oneri del debito è una maniera per ovviare i limiti della politica e la mancanza di riforme. Il ricorso alla sovranità monetaria allenterebbe questi vincoli e sarebbe una svolta epocale per tutta l’Eurozona. Che sia possibile o meno imboccare questa strada è ancora una questione aperta.

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