fonte : http://www.truccofinanza.it/finanza/il-male-delleuro/
Accolgo l’appello di Giovanni Zibordi, maestro ed amico, che ha pubblicato il seguente intervento intitolato “Fate circolare questo”
con la richiesta ai lettori di divulgarlo e pubblico il suo articolo
nel mio modesto sito, sperando che il suo messaggio arrivi a qualche
utente in più (benché sappia che molti lettori di TF sono frequentatori
di cobraf.com).
Fate circolare questo grafico. Inviatelo a chi conoscete che sia nei
media, in politica, nei sindacati, in qualche associazione industriale o
professionale, in qualche associazione cattolica o loggia massonica o
al vostro Rotary o bocciofila o consiglio di quartiere o scolatico.
L’Italia è stata fregata. E’ inutule fare discussioni,
dall’introduzione dell’Euro la nostra produzione industriale ha smesso
di crescere e poi è collassata ed è oggi scesa al livello di 25 anni fa,
mentre ad esempio quella della Germania è aumentata di un +30% da
allora.
Che sia stato frutto di ignoranza ed incompetenza oppure di malizia e
di un piano importa relativamente, l’introduzione dell’Euro nel
1999-2000 (sommata all’abolizione di ogni dazio verso la Cina nel
dicembre 2011) hanno devastato l’industria italiana. Punto. Ma a
differenza di paesi come il Canada, il Kuwait, la Russia, il Sudafrica,
il Messico, il Brasile o l’Argentina sfortunatamente l’Italia non campa
di materie prime e a differenza degli USA non attira capitali e fornisce
anche attività di servizi (militari…). Senza l’industria finisce come
la Grecia.
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E’ difficile comprendere come un mito (che l’entrata dell’Italia
nell’euro sia un bene) possa continuare a vivere, quando esistono prove
tanto palesi del male che la moneta unica ha fatto al Paese. Ma non è la
prima volta. Questo articolo di Zibordi mi ha fatto tornare in mente un
altro interessantissimo documento realizzato da Soprarno SGR, che
potete trovare in versione integrale qui (clicca qui per un link alla pagina dove è possibile scaricare il pdf).
Vi si possono trovare ragionamenti molto convincenti come l’estratto
seguente che mi sono permesso di riportare qui (ma leggete tutte le
prime 19 pagine del pdf con l’intera relazione, che è fatta molto bene).
Chi scrive è persuaso che il bene della maggioranza degli italiani (o se
vogliamo il male minore) passi attraverso l’uscita dall’euro, il
riottenimento della sovranità monetaria, la conversione forzosa nella
nuova moneta sovrana (la nuova lira?) dei titoli del debito pubblico
oggi denominati in euro. Ovviamente sono consapevole che un passaggio
del genere non sarebbe indolore e privo di effetti indesiderati, che
alcune cattive abitudini e vizi italiani potrebbero tornare in auge, che
alcuni risparmiatori (anche, forse soprattutto, italiani) potrebbero
subire delle perdite finanziarie, che i rapporti diplomatici col resto
dell’Europa (dove noi a quel punto risiederemmo alla stessa maniera di
Gran Bretagna e Norvegia, con la nostra moneta) sarebbero
momentaneamente deteriorati, di tutto questo mi rendo conto, ma mi
spaventa molto di più l’alternativa, quello che ci aspetta se restiamo
condannati a questo lento ed inoserabile declino. Mi riprometto di
descrivervi questo scenario che ho in mente (e mi spaventa) in un futuro
articolo. Un assaggio (purtroppo dal presente) lo trovate nell’immagine
seguente, portata alla mia attenzione da Paolo Barnard.
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